Europei e non europei
Salutiamo l'Alba della Liberazione. Negli ultimi giorni di aprile, ormai 62 anni fa, la nostra Patria vedeva finalmente fuggire l'invasore tedesco. Vedeva la fine della seconda guerra mondiale e cominciava a risorgere per volontà di una Nazione guidata moralmente e militarmente dai Comitati di Liberazione Nazionale.
E' evidente che la partecipazione militare degli Alleati sia stata essenziale per il crollo delle potenze dell'Asse, per abbattere la violenta furia del nazismo tedesco. E'altrettanto innegabile che in Europa ed in Italia sia stata proprio la forza morale, l'identità popolare e la lungimiranza politica delle nostre classi dirigenti a costruire quella che oggi è l'Unione di Stati più popolosa della storia del nostro continente. In questa calda primavera lo sventolio dei tricolori e delle dodici stelle ci ricorda che anche qui esiste un fondamento laico alla base del patto costituzionale di convivenza civile del popolo italiano e dei popoli europei. Figli della stessa storia, fratelli verso lo stesso futuro, il desiderio di pace e di progresso, nel nome di una religione, di un'ideologia o di un modo di vivere ci accomunano.
Il 25 Aprile noi italiani siamo europei e sappiamo davvero il perché. Lo leggiamo nei nomi, sulle lapidi e negli occhi dei nostri nonni.
Negli altri giorni dell'anno purtroppo non lo siamo sempre e quando questo accade è giusto ammetterlo. Sono stati giorni di festa, in Polonia e Ucraina, per l'assegnazione dell'organizzazione degli Europei di calcio del 2012. Per il nostro Paese, checchè se ne dica, è un sospiro di sollievo. In realtà nessuna persona raziocinante, o che perlomeno abbia mai letto L'Arengo o sfogliato Il Mondo nel Pallone, poteva pensare che l'Europa avrebbe potuto dare fiducia al gruppo dirigente del calcio italiano, sostenuto con una misera ma già eccessiva carità di patria dal Ministro Melandri. Come non vergognarsi al pensiero delle scene di gioia di chi fino al giorno prima era sul banco degli imputati per il malaffare, di chi il giorno dopo avrebbe voluto approfittare dei finanziamenti europei per opere speculative, nuovi stadi in mezzo alla campagna, sale stampe faraoniche e parcheggi scambiatori nel deserto.
Lasciamo che l'Europa viaggi verso Oriente, verso la Polonia e l'Ucraina, verso la nostra nuova frontiera. Con l'augurio che i finanziamenti UEFA si trasformino in strade, ponti ed aeroporti.
Dopo Napoleone e Hitler, la nostra piccola Unione Europea comincia oggi la propria campagna di Russia. Vedrete che il pallone sarà più forte delle armi. Questa è la scommessa della nostra generazione.