Aglio, olio ed AIDS
Secondo stime della Banca Mondiale, nel 2004, il 19% della popolazione Sud Africana tra i 15 e i 49 anni viveva con il virus dell'HIV/AIDS. In totale, almeno cinque milioni di Sud Africani sono affetti dalla sindrome di immunodeficienza, il più alto numero sul pianeta[1].
E queste sono necessariamente cifre in difetto, vista l'impossibilità di “testare” una vasta parte della popolazione per varie ragioni.
Il Sud Africa é oggi uno degli Stati con il più alto tasso di incidenza del virus al mondo (circa il 21%) e conta 660.000 orfani a causa dall'HIV/AIDS. La speranza di vita media per un bambino nato nel 2005 era meno di 50 anni. Nel 1992 era 62 anni.
L'incidenza del virus é di gran lunga maggiore tra la popolazione nera disagiata.
Dilungarsi sugli effetti economici della piaga é disdicevolmente materialistico ma necessario: studi hanno collocato l'effetto della pandemia sulla crescita del paese in un range compreso tra lo 0.5% e il 2.5% di mancata crescita del PIL ogni anno[2]. La Banca Mondiale stima che il Sud Africa produca da solo circa il 40% del reddito dell'Africa sub-sahariana.
Fatevi due conti.
Ora, molti si chiederanno cosa fanno il Governo Sud Africano e le istituzioni internazionali per contrastare, o perlomeno contenere, questo fenomeno. La risposta é: in verità, poco.
Prima che iniziate storcere il naso e ad gettar fango sui soliti sospetti (Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale e Nazioni Unite), finite almeno questo articolo.
All'inizio del 2006, l'ex Vice Presidente della Repubblica Sud Africana, Jacob Zuma, 63 anni, venne accusato di violenza sessuale da una sua collaboratrice, una ragazza di 31 anni HIV positiva. Durante il processo, che si concluse con una sentenza di assoluzione per Jacob Zuma, emerse che l'imputato sapesse della condizione medica dell'accusatrice e, ciò nonostante, non usò alcuna precauzione. Interrogato sul perché di questo comportamento, Zuma (indicato più di una volta dai media locali come un possibile successore dell'attuale presidente Sud Africano, Thabo Mbeki), rispose candidamente che, alla fine dell'atto, si affrettò a farsi una doccia “per minimizzare il rischio di contrarre il virus [dell'HIV].”[3].
Tale dichiarazione fece il giro del mondo, saltando ovviamente l'Italia dove avevamo cose decisamente più importanti da fare (tipo le convocazioni per il mondiale e discutere di brogli elettorali), e suscitò ilarità tra governi e istituzioni.
Sarebbe proprio da riderci sopra se non fosse vero e se non stessimo parlando di una cosa tanto seria.
Più tardi lo stesso anno, il Ministro della Sanità Sud Africano, la dottoressa Tshabalala-Msimang, dichiarò pubblicamente che, oltre ai vari retrovirali, la popolazione infetta da HIV/AIDS poteva ricorrere ad aglio, radici e tuberi vari per prevenire e curare il virus[4].
E non é uno scherzo. Nel paese con il più alto numero di sieropositivi al mondo, nel terzo millennio, il Vice-Presidente previene l'HIV/AIDS facendosi una doccia dopo l'esposizione al virus e il Ministro della Sanità consiglia ai malati di curarsi con aglio e radici.
Nel 2002, un misterioso documento venne fatto circolare attraverso il paese. In un primo periodo, si ignorava la provenienza e la paternità di tale scritto ma, ben presto, l'opinione pubblica fu in grado di collegarlo all'ANC (African National Congress, l'onnipotente partito fondato Mandela nonché partito di maggioranza del paese da ormai oltre un decennio).
Vi consiglio di dare un'occhiata a questo “studio”[5]: se pensavate che solo in Blade Runner si vedessero cose che voi umani, avrete di che ricredervi.
Tra le righe, si passa dal rifiuto della tesi secondo la quale l'AIDS sia una conseguenza dell'HIV, all'imputare il virus alla povertà. Si accusa poi il mondo occidentale di aver orchestrato questo disumano complotto alle spese della popolazione africana solo per gettar fango e discreditare il continente. Lo “studio” prosegue inoltre rifiutando l'idea che milioni di sud africani siano sieropositivi e sollevando l'idea che sia nell'interesse delle multinazionali farmaceutiche e dei governi occidentali far credere al mondo che la pandemia sia tanto grave e che per contrastare il virus siano necessari farmaci retrovirali. E ormai che c'erano, ci hanno pure messo in mezzo la mascolinità dell'uomo bianco evidentemente minacciata dalla forza sessuale della razza nera: va da se che le femminucce bianche siano interessate alla propagazione di una piaga che, come detto, colpisce perlopiù i neri.
Mi meraviglio che nessuno abbia tirato in ballo il divieto di usare il preservativo perché va contro agli insegnamenti divini.
Perché il Governo, la Banca Mondiale, il Fondo Monetario e l'ONU non fanno niente, allora?
Essenzialmente per due motivi.
Il primo é che, sfortunatamente, le finanze sud africane sono in uno stato pressoché ineccepibile. In termini pratici, il Sud Africa ha potenzialmente talmente tanti soldi pubblici da non sapere cosa farne. E dico sfortunatamente perché, se cosi' non fosse, perlomeno il paese sarebbe costretto ad indebitarsi con le istituzioni finanziarie internazionali che, per una volta, potrebbero utilizzare a fin di bene le ormai famigerate e globalmente temute conditionalities. Il mondo finanziario-istituzionale-governativo ha un potere contrattuale pressoché nullo nei confronti dello stato sud africano.
Il secondo motivo é che il Sud Africa é pur sempre uno stato sovrano e nessuno può costringere uno stato sovrano a mettere in pratica determinate politiche, per quanto queste siano auspicabili.
Se la classe dirigente di uno stato sovrano vuole curare l'HIV con una treccia di aglio, ahimé, la strada si fa in salita.
John Maynard Keynes disse che “Il problema maggiore non é far accettare idee nuove alla gente ma far loro dimenticare quelle vecchie”: di sicuro non si riferiva al Sud Africa.
[1] http://siteresources.worldbank.org
[3] http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/4879822.stm