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Scritto da nel Numero 9 - 16 Gennaio 2007, Scienza | 0 commenti

Il personaggio dell'anno sei “Tu”

Un computer con uno specchio al posto dello schermo nel quale riflettersi. Con questa copertina il settimanale americano Time ha consacrato “You” come il simbolo dell'anno che si è appena concluso. Se hai contribuito all'esplosione del web diffondendo nella rete immagini, parole e video sei “Tu” il personaggio del 2006.

Sul podio, alle spalle dell'internauta, si sono piazzati niente di meno che il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e quello cinese Hu Jintao, giunto pari merito con il leader nordcoreano Kim Jong-il. A fare la differenza nel determinare questa classifica “improbabile” è stata l'affermazione di siti come YouTube, il rappresentante più illustre di quel nuovo modello di comunicazione globale che si chiama InstantTv. O di quella che il Time definisce “democrazia digitale”.

In passato “i giornalisti avevano il potere esclusivo di portare la gente in luoghi dove non era mai stata”, sottolinea il giornale, “ma adesso anche a Bagdad una madre munita di videotelefono può mostrare a tutto il mondo le conseguenze di un attentato”. “Lo strumento che rende tutto questo possibile è il World Wide Web”, ha spiegato Time. “E' uno strumento che consente di mettere insieme i piccoli contributi di milioni di persone e trasformarli in un fenomeno dalle notevoli conseguenze”.

Fondata nel febbraio 2005 da Chad Hurley, Steve Chen e Jawed Karim, nel giugno 2006 l'azienda comunica che quotidianamente vengono visualizzati circa 100 milioni di video, mentre sono 65.000 i filmati aggiunti ogni 24 ore. Il tutto per un numero medio di visitatori mensili che supera i 20 milioni.

La macchina allestita dai tre giovani americani, tutti ex dipendenti di PayPal, non passa inosservata e il 10 ottobre 2006, a poco più di un anno dalla sua nascita, YouTube si sposta di qualche centinaio di chilometri, da San Mateo, nei pressi di San Francisco, a Mountain View, nel cuore della Silicon Valley. Lo stato è sempre la California, ma i suoi proprietari sono cambiati: si chiamano Sergey Brin e Larry Page e sono i signori Google. Per acquisire YouTube hanno sborsato 1,65 miliardi di dollari.

La loro scommessa dovrà presto confrontarsi con due concorrenti che si preannunciano molto agguerriti: uno firmato Rupert Murdoch (già proprietario di MySpace) e uno che uscirà dai computer di Janus Friis e Niklas Zennstrom, i due inventori del servizio di telefonia Skype.

Il fenomeno dalle notevoli conseguenze di cui parla il Time è dunque destinato a crescere e tutto il mondo della comunicazione ufficiale dovrà confrontarsi con esso, primo fra tutti quello della televisione. Questo perché YouTube significa letteralmente che il pubblico può farsi televisione. Ognuno di noi potenzialmente diventa direttore, autore, produttore o protagonista. Il rischio che il puro esibizionismo travalichi i contenuti, tuttavia, preoccupa non pochi. Soprattutto perchè nei video più scaricati dominano volgarità e stupidaggini.

Di questo avviso invece non sembrerebbe essere Jeff Jarvin, direttore del programma di giornalismo interattivo all'università pubblica di New York e giornalista del Guardian, che in un intervista rilasciata al settimanale l'Espresso (28 dic 2006) ricorda come anche in Internet, agli inizi, prevalessero i siti cosiddetti “stupidi”. “Poi le cose sono cambiate”, sottolinea il giornalista americano, “e la maggioranza degli utenti non perde più tempo a vagabondare, perché sa cosa vuole e dove ottenerlo velocemente”. Come a dire che sul lungo termine la qualità prevale.

Ma Jeff Jarvin si spinge oltre ed è convinto che la Tv sia destinata a scomparire. E sarebbero addirittura quattro gli indizi che lo lasciano presupporre: “apparecchiature di alta qualità di registrazione a basso costo [...], disponibilità di software di montaggio gratuiti e facili da usare [...], presenza di una rete di distribuzione globale, anch'essa gratuita [come YouTube n.d.r.] e l'incredibile potenza dei link come strumento di marketing.”

Non è la prima volta che la televisione viene data per spacciata, e in fondo che il tubo catodico venga sostituito da una connessione “on demand” non fa troppa differenza. Quello che sembra molto rilevante invece, è che il futuro della comunicazione e soprattutto dell'informazione si giocherà sull'accessibilità alla Rete. Difficilmente la democrazia potrà prescindere da questo nuovo paradigma. Ed è proprio in questo senso, paradossalmente, che il podio decretato dal Time rispecchia il risultato fedele di una partita che non immaginavi neppure si stesse giocando.

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