La Giustizia
Vi chiederete che ci fa un argomento del genere nello Spazio e tempo libero. D'altronde anche il contenuto di questo articolo non avrebbe sfigurato nella sezione di Economia e Politica, ma sarà che quando si parla di calcio non tutti concordano sul meta-significato della cosa.
Di calcio, già, perché cercare giustizia nell'economia e nella politica è mestiere per setacciatori di pagliai alla ricerca di aghi. Normalmente i sentimenti di giustizia li riversiamo solo fuori dall'orario di lavoro, nelle discussioni visionarie e fantastiche di quattro amici al bar. Oppure allo stadio, dentro lo stadio.
14 ottobre 2006, ore 18. Stadio Luigi Ferraris, Genova. L'orario dipende dai diritti televisivi di Sky e dal fatto che il Milan gioca la Champions. Il che, per l'appunto, più che di giustizia e sport tratta di economia e politica.
Oggi si confrontano sul campo due squadre, ma soprattutto due ricorrenze.
Da un lato il 13esimo anniversario della scomparsa di Paolo Mantovani, storico presidente blucerchiato, figura encomiabile per il carattere d'altri tempi, per le particolari doti umane rivolte verso la propria città, il suo popolo e per quello stile che nel mondo del calcio (ma più in generale nella vita) raramente si incontra.
Dall'altra un personaggio sicuramente più piccolo festeggia la sua millesima apparizione come presidente. Di lui si ricordano i miliardi che hanno inflazionato il calcio trasformandolo in business e l'arroganza con la quale ha sempre trattato i propri affari.
Capirete che la sete di Giustizia ed il gusto per il Gioco del Calcio non possono che assieparsi sulle Gradinate (nonostante lo strampalato orario) per essere presente di fronte all'inappellabile sentenza del campo. La Giustizia che di solito non vince oggi si sente più forte e sa chiaramente da che parte stare. Si vede che anche lassù in cielo qualcuno si è seduto a guardare per festeggiare degnamente il suo tredicesimo anniversario, in compagnia dei celesti vertici con i quali non dubitiamo avrà fatto amicizia con una semplice stretta di mano.
Sventolano le bandiere e suonano i tamburi, si alzano le voci e i battimani, scorrono i brividi mentre la battaglia si svolge sul terreno.
Così ad un certo punto il brivido scorre più forte e nel bel mezzo del secondo tempo nell'area sotto la Gradinata piove un pallone crossato dalla fascia sinistra. Piove dal cielo e arriva proprio sulla testa del centravanti che vigorosamente salta, inzucca e la direziona proprio là dove il portiere non può arrivare. La rete si scuote, un boato inonda l'aria e vola sopra le nuvole. Davvero allora anche sulla Terra la Giustizia può esistere, e per toccarla bisogna essere presenti.
Allora tutti questi chilometri, queste decine e decine di euro spesi, questo tempo impegnato su e giù per l'Italia a sostenere i propri colori e le proprie bandiere non è del tutto inutile. In alcuni momenti, quando il Cielo si squarcia, anche la più piccola gocciolina del grande fiume della vita può toccare l'acqua divina che scende dalle nuvole.
Per noi si chiama Giustizia, eccola finalmente. Nell'anniversario delle ricorrenze vince e festeggia il più giusto, perché la giustizia del pallone non perdona.
E poi, come quando un bambino si desta dai propri sogni, l'incanto si spezza e lascia spazio alla vita reale. L'azione che corre dall'altra parte del campo e l'arbitro che non segnala una mano che accompagna la palla in rete. La mano del Diavolo, orbo e vigliacco. Per un pareggio che accontenta tutti. Tarallucci e vino, di giustizia non ce n'è più traccia.
Salvo che nei cuori di chi ha lottato per conquistarla. E non la smetterà di urlare e di spendere il proprio tempo per una causa inutile e infantile, che si chiami sogni d'oro, gioco del calcio o Giustizia poca differenza fa.