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Scritto da nel Numero 3 - 1 Ottobre 2006, Tempo e spazio liberi | 0 commenti

Il Mercante Prima Parte

Non sai quanto per me sia importante. La tua soddisfazione, voglio dire, mio giovane amico. Ha un significato che va oltre la semplice conferma di saper fare il proprio mestiere. La bramosia nei tuoi occhi mi rende fiero, e si badi che bramosia è comunque la parola più indicata nel descrivere quello che ora stai vivendo nella tua mente, ora mentre accarezzi quell'oggetto con una carezza che ha qualcosa dello strangolare, anche se quel termine non riesce a descrivere il sottile risvolto comune al tuo gradimento ed al mio incarico. L'avidità con cui, inginocchiato, impugni il tuo oggetto e lo guardi alla luce è qualcosa di più del semplice interesse. Io sono un mercante, per quanto eccezionale, e so con certezza quando sono riuscito a concludere un affare.

Vedo che hai notato la fattura. Finissima. Del resto, chi meglio di te può giudicare ciò che tieni in mano. In fondo, è ciò che cercavi e che allo stesso tempo ti è sempre appartenuto. Addirittura è qualcosa che tu stesso hai creato, forgiato. Pensa, c'è una cosa che ho notato dopo molti anni di attività, che mi ha stupito proprio per l'ovvietà che non ero ancora riuscito a cogliere, ed è che nel tipo di collezionismo che io tratto, se mi si passa la parola collezionismo, il cliente è il vero esperto, la vera autorità. Non io. Io scovo solo gli articoli giusti, nel senso che sono molto bravo a collegare un certo pezzo con un preciso compratore, ma solo dopo saranno gli stessi acquirenti a spiegarmi, in qualche modo, l'unicità e l'originalità dell'esemplare, il perché abbia una data forma o sia fatto di qualche strana materia ed anche il periodo a cui risale. Singolare, no?

Accennavo appunto alla eccezionalità del mio mestiere di mercante, che ho sempre ritenuto si dimostrasse in più sfumature. Non ultima, nel fatto che benché io ti stia parlando, e non sai quanto adori farlo con tutti i miei clienti appagati, tu non possa darmi retta. Né potrai mai più fare qualcos'altro che non sia stringere forte e pensare e venerare l'oggetto che io ti ho portato. Vedi, il compenso da pagare per i miei articoli è la follia, uno stato catatonico in cui consumarsi e spegnersi lentamente, come idioti persi nel labirinto di se stessi ed incapaci di alcun futuro scambio con il mondo esterno. Abbandonati in un angolo, accovacciati, bisbigliate sempre qualcosa in un modo che ricorda le sciocche vocine dei bambini, o ridacchiate e piagnucolate, felici di una felicità senza pensiero, originaria, o forse è meglio dire definitiva, di chi ha raggiunto tutto, Il Tutto. E lentamente morite senza nemmeno accorgervene, senza provare alcun dolore, morite di fame o altri stenti, o seviziati da qualche bestia che ha annusato l'odore acre dell'eccitazione e vi ha scovati nell'angolo dove ho pensato di abbandonarvi.

E ti giuro, nessuno, mai nemmeno uno dei miei avventori, vista la merce, ha trattato sul prezzo.


Mariano solleva l'attenzione dal suo portatile per eseguire un meccanismo di controllo comune a tutti i pendolari, attivato dalla fermata del treno in una qualsiasi stazione, consistente nell'appurare in effetti il nome della località, eventuali impressioni sensoriali familiari e soprattutto il flusso a scendere ed a salire dei passeggeri. Mariano è un ingegnere informatico che sviluppa programmi ad un'ora di treno di distanza da casa, una all'andata ed una al ritorno. Detta routine di controllo ovviamente reagisce in conseguenza al tipo d'informazione che riceve, ed in questa precisa occasione, per esempio, confermato il nome sui cartelli della stazione, verificato che a detto nome si riferisse una certa serie di particolari per la maggior parte visivi, finalmente ha monitorato i passeggeri in entrata ed in uscita, e quest'ultimo passo, ricevendo una risposta positiva, cosa rara, ha avviato una serie di ulteriori processi i quali algoritmi Mariano ritiene non siano così lineari da farsene un precisa immagine mentale. Per dire, è salita una ragazza che ha scelto di prendere posto in uno dei sedili della fila opposta a quella di Mariano. La ragazza ha la carnagione scura ed i capelli mossi di una tonalità poco più bruna della pelle, le gambe asciutte. Un neo nell'incavo tra labbra e naso, seni assolutamente non pronunciati, incorniciati però da una linea delicata e precisa. Porta un vestito leggero e si accarezza un braccio con la mano, e la pelle del seno che si mostra dalla scollatura è tirata e puntinata dai pori, come se avesse freddo. Mariano ha una passione, ossia scrivere racconti fantasy per una fanzine su Internet. Ha inventato il personaggio del Mercante, che in effetti è stato oggetto di grandi discussioni sul forum di detta fanzine, in quanto quasi nessuno degli altri autori per diletto si era in effetti spinto molto oltre il guerriero seminomade ed il suo spadone o l'elfo algido ed il suo arco. Al contrario il Mercante aveva fatto riscoprire a molti il motivo per cui amavano il fantasy, in quanto figura in cui si fondono particolari qualità magiche ed occulte insieme al fascino puramente medievale di un mestiere antico indicato appunto dal suo appellativo. La ragazza profuma di sapone e ha con sé un borsone nel quale ha riposto parte della sua vita, Mariano si chiede se sia la parte che si vorrebbe conservare o gettare, perché solitamente il bagaglio dei pendolari si riduce a questi due tipi, ma lei non sembra una passeggera abituale di questo treno. Lo stile narrativo di Mariano è stato consacrato con la precisa descrizione della figura del Mercante, longilinea, né giovane né vecchia o tutt'e due insieme o alternativamente, che calza un cilindro (definito da raistlin73 “un gustoso elemento anacronistico – se di anacronismi si può parlare, in un mondo fantasy… ;-p – che arricchisce l'ambientazione di per sé già densa e originale”) ed un lungo mantello, dentro al quale sono appesi e riposti gli articoli oggetto del suo particolare commercio. La ragazza distende una piega del vestito sull'incavo delle cosce con un gesto inconsapevole che potrebbe uccidere. Mariano vorrebbe tanto dirle qualcosa e proprio per questo leva lo sguardo da lei e ricomincia a scrivere.

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