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Scritto da nel Economia e Politica, Numero 4 - 16 Ottobre 2006 | 0 commenti

Generazione 620€ – parte I

Storiella inventata.

Un martedì di inizio Settembre, in uno degli innumerevoli stabilimenti balneari del centro-Italia. Mi godo un giorno di ferie al mare; buona parte degli Italiani è tornata al lavoro. Sole splendido, leggermente ventilato, cielo immacolato e temperatura perfetta.

Perche' poi la gente si ostina ad andare in ferie ad agosto non lo capiro' mai.

Il mio vicino di ombrellone è un signore di mezza età e non smette più di parlare. I due bambini che giocano a racchettoni sul bagnasciuga sono i suoi figli. La moglie è a casa, oggi. Fa la casalinga.

Si ferma in villeggiatura fino all'inizio delle scuole, tra due settimane. Lavora alla Zecca di Stato, dice. Da sempre. Non male, prosegue: un lavoro sicuro, un buon stipendio, poche responsabilità. Il fratello lavora in FIAT: non voleva lavorare nel pubblico.

Col senno di poi, viste le sventure del Lingotto, il fratello rimpiange la scelta anche se pure in FIAT non è che si ammazzino di lavoro, spiega.

Chiedo se è solito fare le ferie a Settembre.

Certo che no, risponde. Ride sotto i baffi. Ad agosto la Zecca chiude tutto il mese. Ma, prosegue con quell'aria di chi ha qualcosa da insegnarti, molti riescono a ritagliarsi un paio di settimane di ferie pagate extra.

Lo guardo con aria interrogativa e dentro di me non posso che pensare alla Coppa Cobram.

Sorride. Diciamo che ci sono ferie ufficiali e ferie “ufficiose”.

Lasciamo la giacca appesa in ufficio, si lascia scappare tra i denti.

- Scusi? -, chiedo allibito.

La giacca, il soprabito, spiega ironico: al ritorno dalle ferie estive vado in ufficio e appendo la giacca all'attaccapanni. Il martedi torno al mare. Quando il capo ci cerca, la giacca ci salva.

Il megadirettore è uno stronzo.

-Avete visto Rossi?-, -Si, Direttore, era qui un secondo fa. Sarà al bagno o alla macchina del caffè. La giacca è li quindi non può essere tanto lontano.-.

Intanto, a Milano, in una qualsiasi società di servizi finanziari, un giovane neo-laureato apre la bustapaga. 620 euro. Di solito sono 756. 136 euro in meno. E' l'ultimo stipendio del contratto annuale da stagista. Qualche trattenuta in più, pare. Non possono essere state le ferie che si è preso ad agosto perchè quelle non esistevano nemmeno, contrattualmente parlando. E' riuscito ad andare via una quindicina di giorni grazie alla magnanimità del capo. Com'è umano lei. Non gli versano contributi. Non ha la mutua, non ha la tredicesima, non ha ferie, non ha orario di lavoro, non ha gli straordinari pagati. 620 euro questo mese, 756 quando va bene. Tra 10 giorni saprà del suo futuro: con ogni probabilità dichiareranno lo stage finito, grazie ed arrivederci. Nella migliore delle ipotesi firmerà un contratto a tempo determinato. Il primo di una lunga serie.

Maledice il giorno in cui ha deciso di laurearsi. Maledice il giorno in cui ha deciso di laurearsi in corso. Non capisce piu' il senso di quel 110 e lode.

Maledice il giorno in cui ha messo da parte l'idea di fare uno di quei miliardi di master che ogni settembre, come i funghi, vengono lanciati da tutte le Università d' Italia. Si vocifera che per ogni neo-laureato ci siano almeno sette master in commercio. Poteva sceglierne uno a caso, papa' avrebbe pure pagato.

Il fatto è che gli sembrava fossero solo una scusa da parte di molte Università per raccimolare due soldi. Uno stratagemma istituzionalizzato per ritardare l'ingresso nel mondo del lavoro di giovani che non sarebbero stati assorbiti dal mercato.

Almeno si sarebbe goduto un altro anno di vita da studente.

Meledice il giorno in cui non ha seguito i consigli degli amici nella sua situazione e non ha accettato quel contratto a tempo indeterminato allo sportello dell'Unicredit. A quest'ora avrebbe un posto di lavoro sicuro, orari umani, qualche diritto, uno stipendio sostanzioso e potrebbe pensare al futuro.

Fine della storiella inventata.

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