Manovre d'autunno
Come dopo ogni estate ecco davanti a noi, in corrispondenza dell'insegna autunno, la solita girandola di cose che cambiano direzione. I vestiti nell'armadio, le previsioni del tempo, i programmi per il weekend. Eccolo qua il gruppone di umanità che si ricompone per affrontare la nuova curva, ognuno a modo suo ed ognuno per la propria strada. Dipende dallo stile di guida e dalla vettura di cui si dispone. Agli occhi del cittadino-spettatore appare una scena rumorosa e sgomitante.
La manovra della politica è quella Finanziaria. Manovra che entro l'anno sarà varata – su questo siamo fiduciosi – ma che prima dovrà essere presentata e poi discussa, emendata, modificata per un verso e ritirata per un altro. Ancora siamo prima della prima fase che già nel Governo la ridda di voci che si accavallano ci spinge a cambiare canale. Ma prima di farlo, un paio di riflessioni sembra il caso di proporle.
In effetti la prima manovra finanziaria del governo di centrosinistra (come in generale succede per ogni nuovo governo) sarà la prima cartina di tornasole di come le intenzioni di rigore riformista trovano riscontro nella realtà.
Il punto non è secondario, perché la politica della serietà e del rigore fa parte del DNA politico di questa generazione di politica di centro-sinistra.
La differenza che storicamente (nella pur breve storia di questa c.d. seconda repubblica) si è evidenziata come distintiva delle identità politiche dei due schieramenti risiede proprio nel differente ruolo che l'Italia intende svolgere nel contesto europeo. Da un lato abbiamo visto come l'Italia del centrodestra abbia rappresentato le pulsioni più individualiste del nostro popolo privilegiando la destrutturazione del progetto europeo, che in effetti nulla ha a che spartire con l'asse del Nord Berlusconi-Bossi-Tremonti. In cambio di un'anarcoide libertà economica composta da un bilancio pubblico debole per via della necessità politica-elettorale-economica di consentire un'agevole lavoro ai commercialisti e di arricchire chi già si arricchisce da sé non abbiamo esitato a mettere in discussione quel rapporto al 3% tra deficit e PIL in nome del quale le manovre finanziarie degli anni Novanta ci avevano ricondotto nell'Euro.
A questa situazione (particolarmente normale per un certo modo di essere italiani), la progettualità visionaria del centrosinistra ha contrapposto un'entusiastica adesione al progetto dell'Euro che tuttavia, oltre alla carica politica storica che persegue, porta con sé la necessità di un rigore di bilancio mai richiesto in precedenza. In effetti non è possibile aderire ad una politica monetaria comune scaricando sui partner il peso del debito pubblico di un Paese dei bagordi. Così questa politica di rigore come fondamento di un sano sviluppo, risultata vincente alle elezioni, si è combinata con l'austero volto di Vincenzo Visco (molto reclamizzato dall'avversario predecessore) ed ha fatto sì che le entrate fiscali siano aumentate solo grazie al primo decreto legge.
All'interno della coalizione di Governo si sentono voci dissonanti.
L'Italia dell'indulto, del chi ha avuto ha avuto, l'Italia che rivede Berlusconi al Billionaire e lo immagina fuori dalla vita politica non si dimentichi che tale scenario – pur auspicato da molti – non è ancora reale. Pensare che il bipolarismo (all'interno del quale, appunto, la scelta politica europa sì/europa boh è cruciale per l'Europa stessa) non ci sia più e l'Europa neanche sarebbe una scelta tanto miope quanto sbagliata.
Pensare di rosicchiare 2 poi 3 poi 4 miliardi di euro dalla Finanziaria mostra l'italico piacevole vizio dei tarallucci e del vino, ma insieme ad esso lascia intendere opzioni politiche diverse che in caso di destrutturazione dell'attuale sistema politico bipolare prevedono la configurazione di altri assetti nei quali il partito della spesa facile avrebbe la vita più semplice.
Dunque è auspicabile che l'assetto bipolare attuale consenta a questo Governo di procedere speditamente sulla strada del risanamento come condizione dello sviluppo, in maniera tale da diffondere nella nostra popolazione i semi di un Paese normale ed europeo.
Solo a questo punto decidiamo di cambiare canale, perché questo Paese normale in effetti annoia le nostre italiche pulsioni. Piuttosto che concentrarsi sulla spesa pubblica preferiamo guardare la tv. Soprattutto la domenica quando ci sono le gare, le nostre preferite manovre. Macchè normali noi siamo proprio eccezionali, anche se purtroppo non è ancora sufficiente per vincere. Di fronte alla svolta dell'autunno Michael Schumacher si presenta ad un'incollatura da Alonso, mentre i centauri Loris e Valentino danno spettacolo in ogni circuito in capo al mondo. Ma ancora non basta, per vincere occorre ancora qualche passo.
Non è tempo di mollare adesso, la strada è ancora lunga per gridare finalmente di nuovo tutti insieme Forza Italia.