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Scritto da nel La Cantina del Viaggiatore, Numero 2 - 16 Settembre 2006 | 0 commenti

La poesia del vino

Intorno ad un bicchiere di vino, di buon vino s'intenda, si fa un gran parlare e si fa una gran poesia. Per fortuna il vino si beve ancora e non si sputa più (che orrida abitudine era quella degli assaggiatori che lo sputavano dopo averlo tenuto in bocca!).

Odori nel naso, sapori nella bocca. Immagini che scorrono attraverso gli occhi, suoni che rimbalzano nelle orecchie e superfici che tocchiamo con le mani. Questo è quello che ci hanno insegnato i nostri genitori nei primi mesi di vita. Invece no, accade che dopo più di vent'anni che annusiamo col naso e assaporiamo con la bocca, sentiamo pronunciare ai nostri amici intenditori di vino, “odori in bocca”[1].

I veri campioni, i più grandi sommelier, sentono nel vino una quantità di odori e sapori inimmaginabile ai più. Che abbiano un palato fino quanto sensibile appare fuori di discussione ma permetteteci di dire che sentire quindici odori di altrettante distinte sostanze[2] in un vino è una follia. Pura follia o attività da iniziati? Probabile che le risposte siano positive ad entrambe le domande ma credo che si tratti della prima piuttosto che della seconda.

Il vino lo beviamo e lo gustiamo tutti (o quasi) quindi è doveroso esprimere un parere. Stiamo andando alla deriva. “Aromi suadenti”, “vino vivo” e ancora “vino vinoso” e “riflessi giovani” sono solo alcuni esempi delle prime descrizioni di vini che tornano alla mente. È ovvio che per non mettersi a ridere e per non rimanere esterrefatti e riuscire a contemplare coloro che danno queste definizioni, occorre usare gli strumenti della poesia, dove tutto è (più o meno) lecito.

Attorno al vino si fa poesia. Pura poesia. Basta fare qualche corso di degustazione e si è catturati in questo vortice aulico e allora fioccano come neve candidi odori di “sottobosco” (…il sottobosco? Ma il sottobosco aghifoglie o il sottobosco più vicino al mare, diciamo da Pino Marittimo al mare? E se il sottobosco è quello di un Pino Marittimo piantato in collina?), di “frutta secca”, di “rose”, di “pipì di gatto”, di “mango”, di “prugne”, di “lychees”, di “passion fruit” e di “stalla”.

Questi assaggiatori sono simpatici, sono poetici e ci regalano perle di saggezza e momenti di felicità: tutti questi odori e questi sapori esotici ci riempiono la vita e soprattutto le serate in compagnia. Quindi corriamo tutti ad iscriverci ad un corso di degustazione a ancora meglio ad un corso per diventare sommelier, e badate bene di imparare ad ascoltare con il naso, a scrivere con le orecchie e ad annusare con gli occhi. Non si sa mai cosa inventeranno!

Il vino del giorno è un bianco di Pantelleria. Zibibbo dal grado alcolico di 13%, parliamo dell' YRNM di Miceli. Il prezzo in enoteca oscilla tra i 12 ed i 13 euro.

Questo è quello che i sommelier dicono di questo vino.

Aspetto visivo: giallo paglierino carico. Olfatto: Intenso, aromatico con note di agrumi e fiori. Gusto: Aromatico, avvolgente, fresco, molto morbido e persistente. Vino secco di grande struttura e buon grado alcolico.


[1] Per fortuna non abbiamo ancora sentito parlare di “sapori nel naso”!

[2] A proposito di ciò si potrebbe aprire un'interessante dibattito sulle essenze che i sommelier pretendono di sentire nelle degustazioni dei vino, che sono nella maggior parte dei casi, essenze chimiche.

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