Pages Menu
RssFacebook
Categories Menu

Scritto da nel Letteratura e Filosofia, Numero 2 - 16 Settembre 2006 | 0 commenti

Don Giovanni

“Il Medioevo parla diffusamente di un monte che non è segnato su nessuna carta, e che si chiama Monte di Venere. Ivi la sensualità ha la sua dimora, ivi ha le sue gioie selvagge, poiché essa è un regno, uno stato. In questo regno non abita il linguaggio, né la ponderatezza del pensiero, né il travagliato acquisire della riflessione, ivi risuona soltanto la voce elementare della passione, il giuoco dei desideri, il chiasso selvaggio dell'ebbrezza, ivi si gode soltanto in eterno tumulto. Il primogenito di questo regno è Don Giovanni.”[1]

Eroe romantico, purissimo distillato d'emozioni forgiato nell'antica scuola di Dionisio, cavaliere solitario, romantico e amorale. Aggettivi diversi, talvolta contrastanti, si rincorrono nel delicato tratteggio di uno spirito divenuto leggenda nell'attimo stesso della sua creazione.

Le origini di questo personaggio epico risalgono al 1630, anno in cui Gabriel Tellez, frate della Merced, divenuto poi noto con lo pseudonimo di Tirso de Molina, scrisse El Burlador de Sevilla y Convidado de pedra. Da allora furono innumerevoli gli artisti che con le loro opere contribuirono ad accrescere la fama di quello che ancora oggi rappresenta uno dei miti più affascinanti dell'epoca moderna. Si occuparono, infatti, del Don Giovanni, oltre a Mozart e Korsakov in campo musicale, Molière, Byron, Sthendal e Dumas, solo per citarne alcuni.

Tra questi numerosi capolavori, una posizione di rilievo è occupata dal Don Giovanni di Søren Kierkegaard, ammiratore fervente e debitore dichiarato dell'opera mozartiana.

L'idea dell'autore danese, inserita in un percorso filosofico di ampio respiro, è quella di restituire l'immagine pura, pre-riflessiva e musicalmente irrefrenabile del Principe dei seduttori. E' questa purezza archetipa a rimarcare il divario tra la raffigurazione kierkegaardiana e quelle precedenti. Generalmente la conquista era considerata il naturale compimento di un atto composito: avvenenza, scherzo e serietà, improvvisazione e ragionamento concorrevano al felice esito del progetto. Don Giovanni è la negazione radicale di tutto questo, è colui che per sedurre “non ha bisogno d'alcun preparativo, d'alcun progetto, d'alcun tempo, perché è sempre pronto; infatti in lui la forza c'è sempre, ed anche il desiderio, e solo quando desidera è veramente nel suo elemento”[2]

L'oggetto d'amore del Don Giovanni, al contrario di altri seduttori illustri, non deve necessariamente possedere qualità straordinarie: egli rincorre un idea, insegue la femminilità, una dote che ogni donna possiede in modo innato, “non ama una ma tutte”[3] poiché “desidera ciò che tutte hanno”[4]

L'immediatezza estetica, così come la tratteggiò il pensatore danese, continuerà eternamente a ballare come una dea sulle note di Mozart; pertanto, a chiunque volesse carpire, anche soltanto per un istante, la sublime grandezza del Principe dei seduttori, non resta che ascoltare:

“Ascolta Don Giovanni, [perchè] se non sai farti un'idea di Don Giovanni con l'ascoltarlo, non te la farai mai! Ascolta l'inizio della sua vita; come la folgore esce dall'oscurità della nube temporalesca, così egli proruppe dal profondo della serietà, più rapido del volo della folgore, più mutevole di questo, eppure così sicuro; ascolta come s'immerge nella molteplicità della vita, come si infrange contro il suo saldo argine, ascolta queste tenui e danzanti note di violino, ascolta l'ammiccare della gioia, ascolta il giubilo del desiderio, ascolta la festosa beatitudine del godimento; ascolta la sua fuga selvaggia, egli s'affretta dinnanzi a se stesso, sempre più rapido, sempre più inarrestabile… ascolta la sete sfrenata della passione, ascolta il bisbiglio della tentazione, ascolta il vortice della seduzione, ascolta il silenzio dell'istante, …ascolta”[5] .


[1] S. Kierkegaard, Enten-Eller, Copenaghen : Universitetsboghandler C.A Reitzel,1843, trad.it. di A.Cortese: Enten-Eller, Milano, Adelphi 1976, T I, p. 158.

[2] Enten Eller, op. cit., I, p. 171.

[3] Enten Eller, op. cit., I, p. 161.

[4] Enten Eller, op. cit., I, p. 167.

[5] Enten Eller, op. cit., I, p. 173.

Scrivi un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>