Pages Menu
RssFacebook
Categories Menu

Scritto da nel Il Mondo nel Pallone, Numero 6 - 16 Novembre 2006 | 0 commenti

Capitolo 2 – Guida turistica per extraterrestri (parte 2)

Supponiamo però che il televisore satellitare dei marziani in gita sia dotato di telecomando e che sia ora di cambiare canale.

Potrebbe finalmente trasmettere chi, ogni maledetta domenica, mentre i vecchi andavano alla messa o al bar, parte per lo stadio. E anche se già dalla prima di campionato sa come andrà a finire, che come ogni volta “era rigore” e l'arbitro era milanista, che i gobbi vincono sempre e noi mai.

Mai, ma proprio non può farne a meno.

La sveglia, la partenza, il viaggio, l'arrivo. Il pranzo al sacco, bevanda e caffè e poi si prende posto: così su tutti i campi di serie A, di serie B, di serie D, e poi giù giù fino alle Terze categorie e ai propri figli, i nostri sogni sono gli stessi in tutta Italia, in tutta Europa, per tutto il Mondo. Gli stessi sogni che da sempre fanno tutti gli uomini.

Il rito comincia alle 15: l'arbitro fischia. La battaglia può avere inizio.

Dietro alle porte si fronteggiano le due curve, le tifoserie si colorano e si imbandierano, le voci si schiariscono nello scandire i nomi della propria squadra. E' ogni giorno dell'anno che vive il vero ultras ed il vero amore per la propria bandiera. L'attaccamento alla propria città, l'onore di difendere il proprio castello assediato, contro l'invasore, contro chi va a combattere sul campo del nemico pronto a difendersi e ad espugnare l'odiato padrone di casa. Questo sono le regole del Gioco, da sempre.

Poi viene l'arbitro, e dopo ancora le diciassette ambigue regole del Calcio.

I gladiatori stanno lì per davvero, ogni giorno indossano l'armatura e combattono per la vittoria. Anche se per molti l'amore è mercenario, che l'amore per le vere bandiere continui oltre gli anni dell'arena è il bello della vita dei calciatori.

Forse, a questo punto del programma, il nostro verde osservatore venusiano già starebbe strabuzzando gli occhi e le antenne.

Perché, se anche il nostro lettore neppure se lo immagina, siamo arrivati al primo punto di contatto che tutto questo frullar d'immagini crea. Ecco un tassello del nostro sistema politico e sociale: la democrazia. Il tifoso paga, il tifoso giudica e tutti siamo tifosi: che bella, 'sta democrazia. Anche la politica sembrava essersene accorta, ogni Lunedì nel salotto dell'Aldo nazionale. Anche se nel 2006/2007 fa finta di niente.

Ma non è la stessa cosa parlare dalla Tribuna VIP, seduti per novanta minuti. Dalla poltrona del salotto, sia nella propria casa privata che nella casa catodica degli italiani, inviare gli sms e gli email per dire la propria è l'alternativa all'ascolto della radio minuto per minuto. Il nuovo secolo ci ha accolti in pompa magna con squilli di cellulari e nuove tecnologie, tra i commenti di un ex-calciatore e il giornalista di turno, dove anche i politici e i telefoni cellulari hanno imparato a intrufolarsi. Adesso i gol ce li offrono Tim e Vodafone, direttamente sul nostro schermo, in cambio dell'ultima offerta natalizia e di Megan Gale.

Di pensare che i nostri nonni le offerte le facevano in Chiesa non capita neanche più.

Ma non è vero che Dio è morto, il nostro Dio gioca a Calcio.

Qualche lustro fa, il nonno alieno guardava un altro film. La domenica mattina si andava a Messa. Nelle famiglie ci si svegliava, si indossavano i vestiti della festa, per quanto umili potessero essere, e tutti insieme si andava, a piedi, alla Chiesa del paese. Era un bel modo per passare una mattinata di santo riposo, era un ottimo motivo per socializzare con persone stanche del duro lavoro che gli anni della ricostruzione ci avevano riservato.

Questo dicevano, quando le ascoltavamo, le nonne: tutti andavano a Messa, i padroni, gli operai, i signori, i braccianti. I bambini, chi più chi meno, erano obbligati ad assistere.

Scrivi un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>